La diffusione del coronavirus è un evento inaspettato, che «sta avendo un impatto sull'economia cinese, soprattutto nel settore retail e servizi, e potrà pesare sull'economia globale», perché «mentre la domanda di beni e servizi è ancora presente, la produzione è rallentata dalla mancata riapertura di aziende, negozi, uffici e scuole dopo la fine delle vacanze per il Capodanno lunare». Lo ha detto l'amministratore delegato di Alibaba Group, colosso cinese dell'ecommerce, Daniel Zhang, durante la conference call a commento dei conti del gruppo nel terzo trimestre fiscale 2020, sottolineando che l'epidemia «nel breve termine rappresenta un problema per le attività di Alibaba e avrà un impatto significativo sulla Cina e altrove».
Tale difficoltà provocata dalla recente situazione di emergenza si ripercuote anche sui trasporti. Le fabbriche, dopo il Capodanno cinese conclusosi il 31 Gennaio 2020, cercano di riaprire ma i veicoli industriali non possono varcare i confini tra una provincia e l’altra.
La maggior parte degli autisti si trova impossibilitata a svolgere la propria attività lavorativa a causa delle misure di sicurezza restrittive a fini preventivi. Questo ha ricadute su tutta la catena logistica e produttiva.
Trasporto Europa afferma che “In una intervista al giornale The Loadstar, il direttore generale di Worldwide Logistics Group, Dream Xu, ha dichiarato che numerose aziende di autotrasporto non accettano più commesse perché la maggior parte degli autisti non lavora a causa delle misure di prevenzione attuate per l’epidemia, causando un effetto domino lungo la catena logistica e quella produttiva. Egli ha anche aggiunto che al momento dell’intervista, l’11 febbraio, solo il venti percento delle fabbriche ha ripreso l’attività e si prevede di raggiungere il cinquanta percento entro la terza settimana di febbraio.
Questa situazione sta aumentando la domanda di trasporto ferroviario, che risente meno dei limiti causati dalla prevenzione dell’epidemia. Ciò vale anche per i trasporti internazionali, che arrivano su rotaia fino all’Europa. Resta comunque il problema del trasporto da e per i terminal ferroviari, che deve necessariamente avvenire su strada. Inoltre, le attuali norme prevedono che i convogli siano carichi al 90% per partire, una situazione che penalizza i trasporti espressi”.
Tale difficoltà provocata dalla recente situazione di emergenza si ripercuote anche sui trasporti. Le fabbriche, dopo il Capodanno cinese conclusosi il 31 Gennaio 2020, cercano di riaprire ma i veicoli industriali non possono varcare i confini tra una provincia e l’altra.
La maggior parte degli autisti si trova impossibilitata a svolgere la propria attività lavorativa a causa delle misure di sicurezza restrittive a fini preventivi. Questo ha ricadute su tutta la catena logistica e produttiva.
Trasporto Europa afferma che “In una intervista al giornale The Loadstar, il direttore generale di Worldwide Logistics Group, Dream Xu, ha dichiarato che numerose aziende di autotrasporto non accettano più commesse perché la maggior parte degli autisti non lavora a causa delle misure di prevenzione attuate per l’epidemia, causando un effetto domino lungo la catena logistica e quella produttiva. Egli ha anche aggiunto che al momento dell’intervista, l’11 febbraio, solo il venti percento delle fabbriche ha ripreso l’attività e si prevede di raggiungere il cinquanta percento entro la terza settimana di febbraio.
Questa situazione sta aumentando la domanda di trasporto ferroviario, che risente meno dei limiti causati dalla prevenzione dell’epidemia. Ciò vale anche per i trasporti internazionali, che arrivano su rotaia fino all’Europa. Resta comunque il problema del trasporto da e per i terminal ferroviari, che deve necessariamente avvenire su strada. Inoltre, le attuali norme prevedono che i convogli siano carichi al 90% per partire, una situazione che penalizza i trasporti espressi”.